Roma ha un nuovo scrigno delle meraviglie: dopo 50 anni riapre la Domus Tiberiana

Roma ha un nuovo scrigno delle meraviglie: dopo 50 anni riapre la Domus Tiberiana
Domus Tiberiana sul Palatino: sostruzioni nord, vista da nord est | Foto: © Ufficio fotografico del Parco archeologico del Colosseo

L’allestimento museale, dal titolo Imago imperii, abbraccia tredici ambienti che ripercorrono la storia del monumento nei secoli

La Domus Tiberiana riapre al pubblico dopo mezzo secolo. Adesso i visitatori che vorranno godere per intero di altre bellezze archeologiche della capitale potranno percorrere l’antico cammino che l’imperatore e la sua corte erano soliti effettuare per raggiungere la grandiosa residenza privata che dal colle Palatino ha dato origine al moderno significato della parola palazzo. Con l’apertura della Domus viene così ripristinata la circolarità dei percorsi tra Foro Romano e Palatino, attraverso la rampa di Domiziano e gli Horti Farnesiani.

Una volta penetrato all’interno lo sguardo incontra la meraviglia grazie all’allestimento museale d’impatto, dal titolo Imago imperii, curato da Alfonsina Russo, Maria Grazia Filetici, Martina Almonte e Fulvio Coletti, con l’organizzazione di Electa. Lungo il percorso si affacciano tredici ambienti che raccontano la storia del monumento nei secoli.

A distanza di quasi 50 anni dall’insorgere dei gravi problemi strutturali che ne avevano determinato la chiusura, e a seguito di importanti interventi di restauro, l’imponente residenza imperiale, estesa per circa quattro ettari sul colle Palatino, torna a dominare la valle del Foro Romano con le sue poderose arcate distribuite su più livelli.

Importanti lavori di restauro portati avanti negli ultimi anni hanno contribuito alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione di un organismo architettonico complesso e inizialmente a rischio, per i gravi dissesti delle strutture, adesso sanati.

Roma ha un nuovo scrigno delle meraviglie: dopo 50 anni riapre la Domus Tiberiana
Il cosiddetto Clivo della Vittoria visto dagli archi della via Tecta | Foto: © Stefano Castellani

Questo è un altro passo importante verso la piena fruizione dell’area archeologica centrale di Roma, la più grande al mondo in un contesto urbano straordinario, spiega Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo. Grazie all’incessante operosità del Parco archeologico del Colosseo e alle ingenti risorse che continuano a essere investite nella valorizzazione del sito, da oggi cittadini e visitatori provenienti da tutto il mondo potranno godere di un ambiente che riapre al pubblico dopo quasi mezzo secolo dalla sua chiusura”.

Ma veniamo all’identità di questa straordinaria area archeologica. La denominazione Domus Tiberiana rimanda all’imperatore Tiberio, a capo dell’impero dopo la morte di Augusto. Eppure dalle indagini archeologiche si evince come a gettare le fondamenta del palazzo sia stato Nerone dopo l’incendio del 64 d.C., contestualmente alla costruzione della Domus Aurea. Le trasformazioni successive, per mano degli imperatori Domiziano ed Adriano, hanno ampliato ulteriormente la residenza che ha continuato a vivere fino in età tardo-antica, per tornare a nuova vita dopo un periodo di abbandono. A metà Cinquecento, infatti, i Farnese la inglobarono negli horti. Era stato l’archeologo Pietro Rosa ad aprire alla pubblica fruizione la Domus Tiberian, oggetto di scavi ininterrotti e di restauri già a partire dal XIX secolo, contestualmente al primo Museo Palatino.

Se nell’VIII secolo d.C. la Domus Tiberiana era ancora così ben conservata al punto da essere scelta come dimora dal pontefice Giovanni VII che la restaurò per abitarci, a partire dal X secolo il palazzo fu completamente abbandonato e i suoi materiali depredati e usati per farne calce. Bisognerà aspettare la fine del XV secolo per i primi grandi interventi di scavo sulla via Sacra e la via Nova, alle pendici settentrionali del colle Palatino.

Roma ha un nuovo scrigno delle meraviglie: dopo 50 anni riapre la Domus Tiberiana
Particolare del frutto del limone dagli affreschi della cosiddetta “latrina del gladiatore” di età neroniana, prima attestazione iconografica in Italia | Foto: © Stefano Castellani
Roma ha un nuovo scrigno delle meraviglie: dopo 50 anni riapre la Domus Tiberiana
Particolare della figura di un gladiatore dagli affreschi della cosiddetta “latrina del gladiatore” di età neroniana | Foto: © Stefano Castellani

Intraprendendo il nuovo percorso di visita ci si addentra nelle viscere del palazzo imperiale, dopo avere oltrepassato le arcate del quartiere dei servizi. La vista sul Foro Romano dalle sette sale espositive è impagabile. Due sale multimediali offrono un documentario e la ricostruzione olografica del monumento, mentre un percorso tattile guida il visitatore. Il pubblico apprezzerà le straordinarie architetture fresche di restauro, i servizi con le terme imperiali e le infrastrutture connesse, le superfici decorate a stucco che impreziosiscono il cosiddetto ponte di Caligola, con le pitture che ritraggono i soggetti della vita di corte. L’allestimento, abbellito da ampie vetrate con affaccio sul Foro, si articola all’interno di quelli che erano gli ambienti del quartiere di epoca adrianea, destinato ad accogliere i servizi, le botteghe per la vendita al dettaglio e forse anche attività amministrative.

Reperti in ceramica, vetro, metallo, monete, arredi sontuosi raccontano la vita che si svolgeva nella reggia, le transazioni economiche, ma anche i culti misterici praticati nel Palazzo, da Dioniso e Mithra a Iside e Serapide. Aggirandosi negli ambienti il pubblico potrà assaporare un inedito spaccato di vita tra l’età domizianea (fine I secolo d.C.) e quella farnesiana (XVI-XVII secolo). Una lunga fase di abbandono è invece rappresentata da un immondezzaio di V secolo che ha restituito straordinari reperti riferibili ai consumi di derrate pregiate provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo, oltre a diversi resti animali.

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Particolare dell’allestimento della sala 3: proplasmata e vasellame relativo alle fasi precedenti la Domus Tiberiana, età cesariana e proto-augustea | Foto: Stefano Castellani

Ad arricchire il percorso sono gli eccezionali frammenti di statue in terracotta rinvenuti negli scavi del versante settentrionale della Domus Tiberiana, copie di originali greci di età classica o rielaborazioni romane, assegnate ad un’unica officina. Nell’atelier del marmorario incontriamo il marmo Africano rosso dall’isola di Theos, in Grecia e il pavonazzetto della Frigia, il serpentino e la Breccia corallina, mentre scalpello, gradina, subbia, documentano gli attrezzi del mestiere.

Tra i pezzi da non perdere di questo tesoro straordinario custodito nella Domus Tiberiana, la statua di un attore comico travestito da Papposileno, i pesi inseriti nella ricostruzione di un telaio antico, due ali spiegate, di età augustea o di prima età giulio claudia, appartenenti a due statue della dea Vittoria raffigurata sul punto di planare sulla terra e una bellissima statua di Pan, il dio dei pascoli e delle selve identificato dai romani con Silvanus.

Il torso, dai depositi del Parco, e la testa, trafugata e rientrata di recente in Italia dagli USA grazie a un’operazione del Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, si riferiscono a sculture che dovevano aver decorato questi luoghi in età imperiale e poi farnesiana.


Foro Romano e Palatino

Orari:

fino al 30 settembre: 9.00 – 19.00
dal 1 al 28 ottobre: 9.00 – 18.30
dal 29 ottobre al 31 dicembre: 9.00 – 16.30

Biglietti:

Intero €16, Ridotto €2

colosseo.it

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