Guida al Ghetto Ebraico di Roma

guida al ghetto ebraico di roma
Photo: Davidlohr Bueso (CC BY 4.0) https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

A spasso nel Ghetto ebraico, dove storia e tradizioni si incontrano

Il ticchettio dei passi sui sampietrini, pietre d’inciampo, il profumo delle torte ricotta e visciole, vicoli silenziosi che si stiracchiano fino a raggiungere il tram 8, sferragliante lungo via Arenula.

La magia del Ghetto ebraico si sfoglia di sera, quando le luci fanno brillare il Portico d’Ottavia, mentre la storia insaporisce i piatti della cucina Kosher in questo scorcio di Roma dove il dramma dei tempi bui era, fino a qualche tempo fa, aggrappato a un piccolo grembiule appeso a una finestra o sopra le incisioni commemorative rivolte al viaggiatore solitario. Una di queste ricorda il 16 ottobre 1945 quando la spietata caccia agli ebrei da parte dei nazisti ebbe drammaticamente inizio.

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The glorious decorative Great Synagogue of Rome (1904)

Cosa Vedere al Ghetto Ebraico di Roma

rome sinagoga

Il Tempio Maggiore

Via Catalana
Dom-Gio 10.00-18.00, Ven 10.00-16.00 (orario estivo)
Dom-Gio 10.00-17.00; Ven 9.00-14.00 (orario invernale)
Ingresso: €11
museoebraico.roma.it

Ecco il Tempio Maggiore, la principale sinagoga di Roma, costruito tra il 1901 e il 1904 su uno dei quattro lotti di terreno ricavati demolendo le più fatiscenti aree del Ghetto. Questo edificio imponente che si scambia storie con il vicino Tevere è dominato da una cupola a padiglione a base quadrata. Il suo stile vuole essere un richiamo a quello dell’antica Palestina, con la sua fusione di elementi assiri, egizi e soprattutto greci adattati al contesto architettonico di Roma.

museo ebraico di roma

Museo Ebraico di Roma

Via Catalana
Dom-Gio 10.00-18.00, Ven 10.00-16.00 (orario estivo)
Dom-Gio 10.00-17.00; Ven 9.00-14.00 (orario invernale)
Ingresso: €11
museoebraico.roma.it

Per ripercorrere la storia della comunità ebraica di Roma basta visitare, negli ambienti sottostanti il Tempio, le sette sale del museo ebraico, da quella dedicata agli avvenimenti che scandiscono il tempo dell’ebraismo agli argenti, i marmi policromi donati dagli ebrei del Ghetto alle loro sinagoghe. Il fulcro della collezione comprende circa novecento stoffe e quattrocento argenti di uso liturgico.  C’è la Galleria dei Marmi antichi, con i marmi risalenti ai secoli XVI-XIX, e c’è la sala dedicata alla lingua e alla cucina, allo spazio urbano e all’architettura.

ghetto ebraico di roma

Un ghetto tra i più antichi al mondo

Usciamo dal Museo per rituffarci tra i vicoli profumati del quartiere ebraico. Nuovamente la storia ci viene incontro. Il ghetto di Roma, tra i più antichi al mondo, nacque 40 anni dopo quello di Venezia che fu in assoluto il primo. Il termine ricorda il nome della contrada veneziana che accoglieva una fonderia (gheto in veneziano), nella quale gli ebrei vennero confinati. Era il 12 luglio del 1555 quando papa Paolo IV, con la bolla Cum nimis absurdum, revocando i diritti concessi agli ebrei romani, ordinò l’istituzione del “serraglio degli ebrei”, appunto il ghetto, a Roma nel rione Sant’Angelo, proprio alle spalle del teatro di Marcello. Gli ebrei avevano l’obbligo di risiedervi ed erano costretti a portare, come distintivo in grado di renderli sempre riconoscibili. L’unica forma di commercio loro consentita era quella degli stracci e dei vestiti usati. La loro vita si svolgeva inizialmente tra due porte, che delimitavano il Ghetto, poi divenute otto, e che venivano chiuse al tramonto per essere riaperte all’alba. Nel 1875 per preservare Roma dalle piene del suo fiume, il Parlamento deliberò e finanziò la costruzione dei famosi “muraglioni” di arginatura. Essendo il ghetto a ridosso del Tevere, succedeva che le facciate degli edifici assumessero talvolta una colorazione a strati che corrispondeva alla cronologia delle ultime piene. Quando si decise di portare a termine una più radicale opera di risanamento, furono rasi al suolo praticamente alcuni edifici del vecchio ghetto per fare spazio agli attuali quattro isolati.

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Perdersi nel Ghetto

Non serve una mappa. Al quartiere ebraico è bello e perdersi tra le stradine che dal Portico di Ottavia abbracciano stili architettonici diversi, dall’arte romana alla street art. Anche se il Ghetto storico era molto più ristretto e situato tra le attuali via del Portico d’Ottavia, piazza delle Cinque Scole ed il Tevere, oggi la zona che i romani indicano come “ghetto” è racchiusa tra via Arenula, via dei Falegnami, via de’ Funari, via della Tribuna di Campitelli, via del Portico d’Ottavia e Lungotevere de’ Cenci.

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foto: Chechi Peinado (https://www.flickr.com/photos/chechipe/)

Teatro di Marcello

Via del Teatro di Marcello Mattei

Il Teatro Marcello è un antico teatro romano all’aperto risalente al 17 a.C., un tempo sede di splendidi spettacoli di musica e teatro. Il teatro, tuttora parzialmente conservato, ricorda un mini Colosseo in un’area disseminata di rovine e colonne antiche. Appartamenti privati sono stati costruiti in cima al teatro e nei mesi estivi qui si tengono ancora magnifici concerti di musica (concerti del tempietto).

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Portico di Ottavia

Via del Portico D’Ottavia, 29

Tra il Tempio Maggiore e il Teatro di Marcello svetta il Portico d’Ottavia. Sebbene oggi ne sopravvivano soltanto alcuni resti – il propileo di ingresso, rifacimento severiano – questa monumentale testimonianza di Roma antica, edificata nella zona del Circo Flaminio in epoca augustea, si lascia guardare in tutta la sua bellezza.

The Fountain of Turtles
Photo: Bradley Weber – Flickr

Fontana delle Tartarughe

Piazza Mattei

Raggiungiamo ora piazza Mattei. Realizzata tra il 1581 ed il 1588 su progetto di Giacomo della Porta con le sculture del fiorentino Taddeo Landini, la fontana delle Tartarughe si fa ammirare per la sua articolata struttura architettonica, per le opere scultoree arricchite da marmi policromi. I quattro efebi in bronzo che giocano con i delfini, appoggiati sulle vasche a forma di conchiglia, traducono la raffinatezza manieristica dell’opera. La tradizione attribuisce invece le quattro tartarughe adagiate sul bordo della vasca superiore alla mano di Gian Lorenzo Bernini. Una curiosità. Dopo il ripristino dell’antico acquedotto Vergine, nel 1570 si era deciso di collocare una fontana nella vicina piazza Giudea. Ma le insistenze del nobile Muzio Mattei indussero l’amministrazione cittadina a spostare la fontana nella piazza attuale (Piazza Mattei) sulla quale affacciava la residenza privata del nobile che si impegnava tuttavia “a far mattonare la piazza a sue spese e tener netta la fonte”.

Piazza delle Cinque Scola - Quartiere Ebraico Roma
Photo:Lalupa – GNU Free Documentation License

Piazza delle Cinque Scole

Puntiamo verso piazza delle Cinque Scole. La fontana del pianto, realizzata tra il 1591 e il 1593 da Giacomo della Porta e Pietro Gucci, e che si erge al centro della piazza, figura anche in un disegno ottocentesco di John Ruskin. Deve il suo nome alla chiesa (Santa Maria del Pianto) che si affaccia sulla piazza. La piazza occupa l’area che, in passato, il muro del Ghetto aveva diviso in due parti: all’interno, “piazza delle Scòle” ed una parte di “piazza Giudea”. Il nome attuale della piazza deriva dall’edificio che accoglieva le cinque scuole ebraiche che vi funzionavano e che raccoglievano gli esuli: la “Scòla Nova”, la “Scòla del Tempio”, la “Siciliana” di rito italiano, la “Castigliana” di rito spagnolo e la “Catalana”, la più importante dal punto di vista architettonico, costruita da Girolamo Rainaldi nel 1628.

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Via della Reginella

Imbocchiamo via della Reginella, una delle viuzze più caratteristiche del rione Sant’Angelo, che collega piazza Mattei a via del Portico di Ottavia. Un tempo estranea al Ghetto, la via venne inclusa al suo interno ai primi dell’Ottocento quando papa Leone XII allargò l’area. Non sappiamo chi sia questa “reginella” che ha dato il nome alla via. Forse il toponimo alluderebbe all’antico “Tempio di Giunone Regina” (che sorgeva tra il Portico di Ottavia e via della Tribuna di Campitelli), o a una donna, forse la più bella del rione, chiamata appunto Reginella.

Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria

Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria

Via della Tribuna di Campitelli, 6

Immersa nel ghetto e consacrata nell’VIII secolo da papa Stefano II, la Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria deve la sua fama a un evento storico. Da qui nel 1347, la notte di Pentecoste, Cola di Rienzo, al secolo Nicola di Lorenzo Gabrini, per Wagner “l’ultimo dei tribuni”, partì per occupare il Campidoglio e ristabilire la Repubblica Romana.

chiesa di santa maria in campitelli roma

Chiesa di Santa Maria in Campitelli

Piazza di Campitelli, 9

La chiesa fu ricostruita nel XVII secolo sul sito attuale dall’architetto Carlo Rainaldi su commissione di papa Alessandro VII, che volle celebrare la fine della pestilenza che nel 1656 aveva già decimato i due quinti della popolazione del Regno di Napoli e che minacciava di estendersi a Roma e ai territori limitrofi. All’interno, basta avvicinarsi agli altari per ammirare la tele di Luca Giordano, Sebastiano Conca e del Baciccio. Particolarmente affascinante la costruzione barocca dell’altare centrale.

San Gregorio della Divina Pietà

San Gregorio della Divina Pietà

Piazza di Monte Savello, 9

Questa piccola chiesa menzionata a partire dal 1403, non lontana dalla Sinagoga e dal Pons Judaeorum (o Ponte Fabricio) fu edificata sulle case della gens Anicia. È famosa perché accoglieva le prediche obbligatorie che venivano imposte, durante il regno Pontificio, agli ebrei, come ricorda la scena del film di Luigi Magni, Nell’anno del Signore.


Dove Mangiare al Ghetto Ebraico di Roma

È quasi ora di pranzo e il quartiere ebraico è un labirinto di profumi. Chi avesse voglia di assaggiare i piatti della cucina Kosher – termine che allude a una serie di precetti seguiti nella preparazione dei piatti e nell’utilizzo di materie prime, con riferimento ai piatti conformi alla legge ebraica – è nel posto giusto.

Pranzo e Cena

taverna del ghetto roma

La Taverna del Ghetto

via del Portico d’Ottavia, 8 – T. 06.68809771

Alla Taverna del Ghetto – ma anche nella tradizione culinaria ebraica – il pesce è l’ingrediente principe di molti piatti. D’altronde durante il Medioevo, accanto al Portico di Ottavia, attorno al Teatro di Marcello, si sviluppò il mercato del pesce di Roma. La vicinanza del Tevere e del porto fluviale di Ripa Grande garantivano infatti un comodo approdo alle barche provenienti da Ostia. Gli scarti venivano accatastati nei pressi della chiesa di Sant’Angelo in Pescheria e le donne ebree raccoglievano teste, lische e parti di pesce meno nobili. L’unico modo di utilizzare gli scarti era cucinarli con l’acqua. Nacque così il brodo di pesce, uno dei piatti della Roma popolare, ed in particolare del ghetto, oggi una delle prelibatezze più richieste dai clienti della zona. L’orata al Mar Rosso (salsa di pomodoro, prezzemolo, rosmarino, origano, aglio e olio, sale e pepe), accanto al Goulash e alla zuppa ebraica (polpettine, broccolo romano, sala di pomodoro) è uno dei piatti più richiesti alla Taverna del Ghetto, una tipica taverna che mostra alle pareti le fotografie dei clienti celebri.

nonna betta quartiere ebraico roma

Nonna Betta

via del Portico d’Ottavia 16 – T. 06 6880 6263

Pochi metri e ritroviamo Nonna Betta, un’ottima idea per intrattenersi al Ghetto, magari per cena. Andateci per l’amatriciana alla giudìa, o per le polpette col sedano, ma anche per il falafel, il couscous di pesce, di carne e vegetale, l’hummus e il babaganoush. Nel rispetto della regola ebraica che vieta di mescolare la carne con i derivati del latte – un versetto della Torah recita “non cucinerai il capretto nel latte di sua madre” – da Nonna Betta le ordinazioni si fanno su due menu separati: quello con i piatti di carne e quello con i piatti di pesce o formaggio.

ba ghetto roma

Ba’Ghetto

via del Portico d’Ottavia 57 – T. 06 6889 2868

Il carciofo alla giudia è invece una dette tante specialità di Ba’Ghetto. Il segreto di tanta bontà? I carciofi vengono prima lessati dalle cuoche a temperature non troppo elevate e poi, una volta raffreddatisi in frigo, cotti nell’olio bollente.

Guida Al Ghetto Ebraico Di Roma

Ristorante Campocori – Hotel Chapter

Via di S. Maria de’ Calderari, 47 – T. 06 8993 5351

All’interno dell’Hotel Chapter, fra gli esemplari più interessanti, poliedrici e contemporanei della biodiversità alberghiera capitolina, si nasconde Campocori, insegna ispirata ai classici ristoranti italiani della New York anni ’30, Qui si assaggia una cucina divertente e giovane specchio del suo chef, Alessandro Pietropaoli. Da provare sono il risotto al pino mugo con coscette di rana e lavanda, nonchè la Minestra del Porto di Anzio, omaggio alle origini dello chef, ed il Rombo cotto direttamente in crepinette e abbinato a cavolfiore, quinoa ed erbette di campo.

Guida Al Ghetto Ebraico Di Roma

Bottega 13

Via dei Falegnami, 14 – T. 06 9211 8505

In un angolo del Ghetto di Roma, Bottega Tredici è il ristorante di tre giovanissimi che su porcellane ideate su misura offre piatti concreti ma non pesanti, romani ma non autarchici, attuali ma non banali. Loro sono Roberto Bonifazi, Francesco Brandini e Daniele Gizzi, i primi due in cucina ed il terzo in sala. Attualmente in carta la focaccia di patate bruscata con lardo e funghi saltati nella loro crema, chutney di uva e scalogna e salsa al sedano o ancora l’intramontabile gnocco, pecorino, amatriciana e l’ottimo riso, ragu’ di cortile, salvia e ribes.


Merenda

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Boccione. L’antico forno

via del Portico d’Ottavia, 1

Da Boccione, antico forno nel cuore del ghetto, ogni festività ha il suo sapore. Insuperabili la torta di ricotta e visciole o la pizza ebraica.


Aperitivo

beppe e i suoi formaggi roma

Beppe e i suoi formaggi

via Santa Maria del Pianto 9/A

 Per gli amanti dei formaggi questo è il posto giusto. Rarità ed eccellenze locali da accompagnare a un calice di vino. Tra i prodotti di punta, la “Giallina” – che si caratterizza per consistenza al palato e cremosità- e la robiola preparata con latte di capra, pecora e mucca.


Drink

chapter roma

Hey Baby – Chapter Roma Lobby Bar

via Santa Maria del Pianto 9/A

Al lobby bar del Chapter Hotel romani e viaggiatori s’incontrano, si mescolano e lavorano tra drink e calde bevande. Caffè, spremute e centrifughe durante il giorno lasciano il posto, al calar della sera, a vini, distillati e signature cocktail preparati da mixology bartender. Nessun giorno è uguale all’altro al Chapter lobby bar, scegli se fare networking al tavolo comune, sederti al bancone del bar o prenditela comoda sui divani di velluto.

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