Napoli Ottocento: alle Scuderie del Quirinale un viaggio tra 250 capolavori

Napoli Ottocento: alle Scuderie del Quirinale un viaggio tra 250 capolavori

In mostra i grandi artisti che hanno reso omaggio a Napoli, colpiti dal fascino sublime di un paesaggio e dai contrasti di una città unica al mondo

Una mostra delicata, impreziosita da 250 capolavori, rende omaggio a Napoli e all’eccezionale vitalità artistica di una città che è stata un vibrante centro di produzione artistica europea per tutto l’Ottocento.

Ad accoglierla, fino al 16 giugno, le Scuderie del Quirinale, nelle cui sale il progetto espositivo intitolato Napoli Ottocento. Degas, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi, Sargent, Turner, a cura di Sylvain Bellenger insieme a Jean – Loup Champion, Carmine Romano e Isabella Valente,diventa un viaggio avvincente (e illuminante) attraverso il ‘secolo lungo’, dagli esiti della cultura illuminista di fine Settecento allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Organizzato dalle Scuderie del Quirinale e dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la Direzione Regionale Musei Campania, l’Accademia di Belle Arti di Napoli e la Stazione Zoologica Anton Dohrn, il percorso ci guida dalle terre fangose del Vesuvio alla luce del Golfo, dal mare al folklore, dalla natura lussureggiante della Campania allo splendore (ed anche al degrado) che ha ispirato artisti come Constantin Hansen, Silvestr Ščedrin, Simon Denis, William Turner, John Singer Sargent, i pittori naturalisti di Posillipo, Portici e Resina, Anton van Pitloo, Giuseppe De Nittis, Ercole e Giacinto Gigante, Teodoro Duclère e Salvatore Fergola.

Napoli Ottocento: alle Scuderie del Quirinale un viaggio tra 250 capolavori
Franz Ludwig Catel, Veduta di Napoli da una finestra, 1824, Olio su carta montata su tela Cleveland, The Cleveland Museum of Art, Mr. and Mrs William H. Marlatt Fund

Giunti a Napoli in occasione del Grand Tour per vivere l’irrinunciabile esperienza della scoperta di Pompei ed Ercolano, i più grandi artisti attivi in Europa o provenienti dalle più giovani scuole nordamericane rimasero folgorati dal fascino sublime di un paesaggio (come quello del Vesuvio in eruzione), affascinante e al tempo stesso sconvolgente, oltre che dalla ricchezza del patrimonio storico e artistico dei luoghi, dai contrasti di una città dall’incanto unico al mondo.

Attraversiamo vedute notturne, e chiari di luna, scorci da una finestra con vista su Napoli, un muro della città immortalato da Thomas Jones, incrociamo la ragazza ritratta da un pittore su uno scoglio a Sorrento e poi lo sguardo delicato di Rosina tradotta da Sargent in pittura. La tela di Francesco Paolo Michetti con La raccolta delle zucche trascina in un’atmosfera sospesa, quasi incantata, in una scena di lavoro, quasi evanescente, in una mattina di nebbia.

Napoli Ottocento: alle Scuderie del Quirinale un viaggio tra 250 capolavori
Gioacchino Toma, La pioggia di cenere del Vesuvio, 1880, Olio su tela, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti su gentile concessione del Ministero della Cultura – Gallerie degli Uffizi

La mostra è interessante anche perché svela un aspetto forse poco noto relativo al pittore Edgar Degas, artista che ha sempre rivendicato la sua appartenenza al movimento realista rifiutando l’etichetta di impressionista per la sua pittura. Essendo di origini napoletane per parte di padre, Degas parlava correntemente la lingua napoletana appresa durante l’infanzia e la giovinezza a Napoli. L’esposizione si sofferma sulla sua familiarità con l’ambiente napoletano, particolarità che forse potrebbe aiutare meglio a comprendere la sua differenza con la scuola francese.

È a Napoli, infatti, dove trascorre soggiorni fondamentali per la sua formazione, che il pittore arricchisce di un senso nuovo la sua particolare formula realista. Grazie ai prestiti del Musée d’Orsay, dell’Art Institute di Chicago e del Cleveland Museum of Art i visitatori potranno conoscere, riuniti in mostra, cinque celebri capolavori del ‘Degas napoletano’, oltre alla Veduta di Castel Sant’Elmo da Capodimonte del Fitzwilliam Museum di Cambridge, esposta raramente.

Edgar Degas, Thérèse de Gas, 1863 circa, Olio su tela, Parigi, musée d’Orsay © Archivio Scala Group, Antella © 2024, DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze

La Napoli del XIX secolo – spiega il curatore Sylvain Bellenger – ereditò sia la storia cosmopolita della Campania che la tradizione realista della scuola barocca napoletana. L’estetica dialoga strettamente con la scienza e le dinamiche pre-positiviste nelle scienze esatte, contrastano con la leggenda di una città percepita come teatrale, irrazionale e prontamente scaramantica. L’attrazione delle rovine, l’abbagliante bellezza del Golfo di Napoli hanno dato vita alle scuole di paesaggio di Posillipo e Portici. Il realismo del ‘Plein Air’ trasformò la luce in materia, prima di estendersi e radicalizzarsi nel Verismo artistico, politico, sociale ed economico dell’Italia del Risorgimento e dell’Unità.  Da Jacques Volaire a Philipp Hackert , da Anton van Pittloo a Thomas Jones, Filippo Palizzi , Giuseppe de Nittis, Domenico Morelli, Gioacchino Toma, sono solo alcuni dei pittori presenti in questa mostra, che propone tanti confronti audaci e illuminanti, tra cui quello con Edgar Degas, studiato per la prima volta nel suo ambiente familiare napoletano. Gli oggetti d’arte e l’artigianato neopompeiano in bronzo e ceramica le sculture di Giuseppe Renda, Achille d’Orsi e, Francesco Jerace, Vincenzo Gemito, rivelano una scuola che dominava l’Italia verista, mentre il virtuosismo di Antonio Mancini spostava il verismo pittorico verso la materia della pittura stessa aprendo la porta, all’arte informale di Lucio Fontana, Alberto Burri e del pittore vesuviano Salvatore Emblema”.

Non manca la Napoli “capitale scientifica”. Nel XIX infatti la città era riconosciuta a tutti gli effetti anche come un’importante terza città d’Europa, dopo Londra e Parigi, sede di una delle più antiche università italiane, della prima scuola di lingue orientali in Europa (fondata nel 1732), del primo museo di mineralogia (fondato nel 1801) e di molti altri centri di studio o istituzioni per la ricerca e lo studio.

Napoli Ottocento: alle Scuderie del Quirinale un viaggio tra 250 capolavori
Joseph Mallord William Turner, Scena costiera vicino Napoli, 1828 circa, olio su tavola, Londra, Tate © Archivio Scala Group, Antella © 2024. The National Gallery, London/Scala, Firenze

Nella città dei dibattiti positivisti, delle scienze giuridiche e matematiche, la Stazione Zoologica voluta da Anton Dohrn diventa il primo centro di studio oceanografico in Italia.

L’abito multimediale è offerto alla mostra dalla videoinstallazione Affreschi Digitali dell’artista napoletano Stefano Gargiulo (Kaos Produzioni), e da un ulteriore intervento che accoglie il visitatore sullo scalone d’entrata mostrando le immagini del Vesuvio in eruzione, concepite come sintesi di due termini: il sentimento del sublime che scaturisce dallo spettacolo della forza terribile della natura, e la brutalità materica del paesaggio lavico che si tramuta in bellezza.


Fino al 16 giugno 2024

Scuderie del Quirinale

Via Ventiquattro Maggio, 16

Orari: Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00

Biglietti: Intero € 15, Ridotto €10-13

scuderiedelquirinale.it

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