Il Palazzo e la Galleria Doria Pamphilj

Il Palazzo e la Galleria Doria Pamphilij

Il trionfo dell’arte nel cuore di Roma su Via del Corso

La Galleria Doria Pamphilj, ospitata nell’omonimo palazzo che affaccia su Via del Corso, è un museo privato di Roma, appartenente alla famiglia Doria Pamphilj Landi. Il nucleo originario del Palazzo risale al XVI secolo; a livello architettonico ha poi subito vari interventi ed ampliamenti, oltre a una serie di passaggi di proprietà tra diverse famiglie nobiliari della Roma antica, come i Della Rovere, gli Aldobrandini e infine i Pamphilj.

Il cuore espositivo del Palazzo Doria Pamphilj è nei quattro bracci della Galleria, affacciati sul cortile interno rinascimentale, e nelle due grandi sale adiacenti, la Sala Aldobrandini e quella dei Primitivi. Qui si si concentrano la maggior parte dei capolavori della collezione.

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Raffaello Sanzio, Ritratto di Andrea Navagero e Agostino Beazzano, 1516

Entrando nel museo le prime due sale che si incontrano sono quella di Giove e quella del Pussino, soprannome con il quale era conosciuto il grande pittore vedutista Gaspard Dughet: portano la sua firma numerosi dipinti esposti in questo ambiente. Si prosegue poi nel Salone dei Velluti, tappezzato di drappi realizzati nel sontuoso materiale, dove è possibile ammirare due importanti busti-ritratto scolpiti da Alessandro Algardi, oltre allo splendida opera giovanile di Mattia Preti intitolata Agar e Ismaele.

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La Sala del Trono conserva le memorie di una tradizione particolare: il trono al suo interno è sempre voltato verso la parete, tranne nelle occasioni in cui il Papa veniva in visita nel Palazzo. La Sala da Ballo, che in precedenza era il salone destinato alla musica, fu decorata nel XIX secola dall’architetto Andrea Busiri Vici. Un indizio indicante la precedente destinazione d’uso della sala è dato dall’arpa del XVIII secolo qui esposta.

I quattro bracci della Galleria

Il primo braccio (Galleria Aldobrandini) contiene la serie delle Lunette Aldobrandini di Annibale Carracci e quattro tele di Claude Lorrain. Nel Camerino è custodito il maggiore capolavoro del museo, il Ritratto di Innocenzo X di Diego Rodriguez de Silva y Velázquez, datato 1650. Quasi a contrapporsi alla tela, in una lotta tra titani che non riporta vincitori, è esposto il ritratto marmoreo dello stesso Papa, eseguito però da Gian Lorenzo Bernini. Il poderoso e carismatico ritratto del Pontefice si inserisce a pieno titolo nelle fila dei più intensi ritratti virili della storia dell’arte: non l’effigie ufficiale del Capo della chiesa, ma la summa caratteriale e volitiva di un uomo, il cui sguardo sconfina i secoli per indagare nell’animo del visitatore che si ferma ad ammirarlo. Non a caso Francis Bacon ne realizzerà una copia contemporanea fremente ed esplosiva, come a volerne trascrivere quell’impeto a stento trattenuto, visibile nella mano destra pronta al movimento o nella lava purpurea della mantella che precipita dal petto del Pontefice come una cascata di luce abbagliante.

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Diego Velazquez, Ritratto di Papa Innocenzo X Pamphilj, 1650

Il secondo braccio, detto la Galleria degli Specchi, prende il nome dai preziosi manufatti di provenienza veneta appesi alle pareti; in quest’ area sono presenti numerose statue e un grande vaso in porfido egiziano.

Il terzo braccio, decorato da Ginesio del Barba intorno al 1730, presenta al suo interno alcune opere molto interessanti, tra le quali ricordiamo l’incompiuta Allegoria del Correggio, il Paesaggio con Riposo durante la Fuga in Egitto di Claude Lorrain e la Veduta del porto di Napoli di Pieter Bruegel il Vecchio. Il penultimo braccio contiene il Salone Aldobrandini, che venne ingrandito nel XIX secolo dall’architetto Andrea Busiri Vici; nel centro campeggia uno splendido centauro realizzato in marmo bicromo. I pezzi forti presenti nel salone sono senza dubbio le due splendide tele di Caravaggio: La Maddalena penitente e Il riposo durante la fuga in Egitto. La prima è un’istantanea intima ed eterna di un momento doloroso condiviso con sé stessi, raccolto in quella lacrima che solca le gote della donna come una perla, preziosa quanto i monili poggiati a terra al suo fianco. Il Riposo invece coglie un momento umanissimo delle vicende della Sacra Famiglia, raccolta intorno a un angelo musicante che suona il violino, aiutato da San Giuseppe che gli regge lo spartito. Sulla destra la Vergine, rappresentata come una fanciulla dagli splendidi capelli rossi, che si è addormentata tenendo stretto al petto il piccolo Gesù, antologia di amore materno e quiete quasi magica.

Caravaggio, Maddalena penitente, 1598-99
Il Palazzo e la Galleria Doria Pamphilj
Caravaggio, Il Riposo

Sempre all’interno del terzo braccio si trova la Sala dei Primitivi, che raccoglie una serie di opere che sono entrate nella collezione nel corso dell’Ottocento. Tra queste L’Annunciazione di Filippo Lippi, Le Nozze mistiche di S. Caterina di Domenico Beccafumi e la Crocifissione di Memling.

Il quarto e ultimo braccio della Galleria ospita il capolavoro dello scultore Alessandro Algardi, ossia il busto ritratto di Olimpia Maidalchini Pamphilj. La principessa si trasforma in una donna-cobra, il cui manto gonfiato dal vento sembra avvolgerle il viso severo in spire. Fiera ed austera, viene rappresentata in modo stilisticamente inedito, profondamente realistico, dando la viva sensazione del forte colpo d’aria che le agita le vesti.

Alessandro Algardi, Busto di Olimpia Maidalchini Pamphilj, 1650

A livello museologico è interessante sottolineare come l’allestimento dei dipinti e delle opere nei quattro bracci che compongono la Galleria sia rimasto fedele a quello ideato inizialmente nel XVIII secolo, con un criterio allestitivo che si basava principalmente su affinità stilistiche.

Altre opere molto interessanti che è possibile ammirare durante la visita includono la Salomè con la testa di S. Giovanni Battista di Tiziano, Susanna e i vecchi del Domenichino, il Satiro e pastore e la Madonna con Bambino e S.Sebastiano di Annibale e Ludovico Carracci, la Madonna col Bambino del Parmigianino e l’Amor sacro e profano di Guido Reni. La Galleria custodisce inoltre una terza tela del Caravaggio, un San Giovanni Battista che resta una delle prove più interessanti a livello iconografico di questo soggetto realizzate nel XVII secolo.

Il Caffè Doria

Il Palazzo e la Galleria Doria Pamphilj

Se dopo esservi nutriti di arte avete voglia di soddisfare anche qualche piacere di gola, il Caffè Doria è il posto giusto per completare la visita. Situato nel Palazzo, propone una sala interna elegantissima e raffinata, punteggiata di riproduzioni di opere d’arte. All’esterno, lungo il chiostro, sono presenti una serie di tavoli, per godere della massima pace e tranquillità malgrado ci troviamo a pochi passi da Via del Corso. A seconda del momento della giornata, potrete scegliere tra un elegante Caffè con pasticceria o un Bistrot che propone il giusto mix tra tradizione ed innovazione, guidato dallo Chef Massimiliano Mazzotta. E se l’orario è giusto per un drink, potete anche provare il Cocktail Bar, caratterizzato dalla presenza di oltre ottanta bottiglie di Premium Gin provenienti da tutto il mondo. 


Via del Corso, 305

Orari di apertura: Lun-Gio 09.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00)

Ven – Dom 10.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)

Biglietti: €15

doriapamphilj.it

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