L’abitare contemporaneo, specialmente nei grandi centri urbani, si confronta sempre più spesso con la riduzione delle metrature residenziali. Il monolocale, o micro-appartamento, è diventato una tipologia abitativa diffusa, scelta per necessità o per stile di vita da single, giovani coppie e professionisti. Tuttavia, la gestione di una superficie limitata, spesso intorno ai 35mq, pone una sfida progettuale complessa: condensare tutte le funzioni dell’abitare in un unico volume senza creare un senso di oppressione o disordine.
La chiave per trasformare un ambiente angusto in uno spazio confortevole e gerarchizzato risiede nella capacità di guardare oltre la pianta del pavimento, iniziando a ragionare in termini di volume totale. In questo contesto di recupero spaziale, elementi strutturali come i letti a soppalco matrimoniali non sono semplici arredi, ma veri e propri dispositivi architettonici che permettono di moltiplicare la superficie utile, definendo ambiti domestici distinti senza la necessità di erigere pareti divisorie.
La difficoltà di separare visivamente zona giorno e notte in un unico ambiente
La criticità principale del monolocale non è tanto la mancanza di spazio fisico, quanto la sovrapposizione funzionale. In un ambiente di questo tipo, il letto, il divano, l’angolo cottura e la scrivania convivono nel medesimo campo visivo. Questa promiscuità genera quello che viene definito “rumore visivo“: la zona notte non è mai veramente privata e la zona giorno non è mai completamente sgombra.
Dover rifare il letto perfettamente ogni mattina per non dare un’impressione di disordine agli ospiti, o peggio, dover lavorare al computer con la vista costante del cuscino su cui si dorme, impedisce quella separazione psicologica necessaria tra il momento del riposo e quello dell’attività.
I tentativi classici di divisione, come l’uso di librerie bifacciali o paraventi, sebbene utili, finiscono spesso per frammentare ulteriormente la luce naturale e sottrarre preziosi centimetri calpestabili, rendendo l’ambiente ancora più claustrofobico e meno fluido nei passaggi.
L’uso strategico delle altezze
Per risolvere questo dilemma, è necessario cambiare prospettiva: smettere di arredare in orizzontale e iniziare a progettare in verticale. Anche in appartamenti con altezze standard (270 cm), esiste una “fascia aerea” che rimane costantemente inutilizzata. Sfruttare la cubatura della stanza permette di dislocare le funzioni su livelli diversi.
L’idea è quella di liberare il piano terra, destinandolo esclusivamente alle attività diurne e sociali, spostando le funzioni passive e private verso l’alto. Questo approccio non solo ottimizza i metri quadri, ma restituisce dignità a ogni area della casa: il soggiorno diventa un vero living accogliente e spazioso, mentre la zona notte acquista la privacy e l’intimità di una stanza separata, pur rimanendo all’interno dello stesso perimetro murario.
Una camera sospesa per liberare il living
L’integrazione di una struttura a soppalco rappresenta la sintesi perfetta di questa filosofia. Elevando il piano del riposo a un’altezza di circa 160-180 cm da terra, si ottiene un duplice risultato immediato. Al livello superiore si crea una zona riservata, un “nido” separato dal resto della casa, dove l’eventuale disordine rimane celato alla vista di chi entra nell’appartamento.
Ma è nello spazio sottostante che avviene la vera magia dell’ottimizzazione. L’area liberata sotto la struttura del letto è sufficientemente ampia e alta per ospitare funzioni complete: può accogliere un divano a due o tre posti con tavolino, creando un salotto intimo, oppure una postazione home office completa con scrivania e scaffalature, o ancora una cabina armadio walk-in. In questo modo, i 35 metri quadri nominali vengono virtualmente estesi, poiché la superficie occupata dal letto (circa 4 mq) viene recuperata e riutilizzata per altre funzioni.
Il risultato finale è un ambiente che respira, dove ogni attività ha il suo luogo dedicato e dove l’ordine visivo contribuisce in modo determinante alla qualità della vita e al benessere psicofisico dell’abitante.




