A Roma i grandi maestri dell’arte moderna europea
A Roma il Museo dell’Ara Pacis ospita, fino al 3 maggio 2026, Impressionismo e oltre. Capolavori dal Detroit Institute of Arts. Una mostra straordinaria che riunisce cinquantadue capolavori dei grandi maestri dell’arte moderna europea e offre un’occasione unica per ammirare le opere dei pionieri dell’Impressionismo Degas e Renoir, dei protagonisti del Post-Impressionismo Cézanne e Van Gogh, dei precursori delle Avanguardie parigine Matisse e Picasso e degli sperimentatori di lingua tedesca come Beckmann e Kokoschka.
“Oggi la moltitudine chiede di vedere con i propri occhi; e se l’arte nostra più recente è meno gloriosa, intensa, e ricca, in compenso ha più verità, semplicità ed è dotata di un carattere infantile”.
Stéphane Mallarmé, 1876

La mostra
La mostra, curata da Ilaria Miarelli Mariani e Claudio Zambianchi, raccoglie capolavori provenienti eccezionalmente dal Detroit Institute of Arts, una delle maggiori istituzioni museali degli Stati Uniti e presenta l’intreccio di visioni, sperimentazioni e rivoluzioni che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’arte in Europa tra Ottocento e Novecento. Attraverso cinquantadue dipinti l’esposizione racconta le trasformazioni più significative che hanno contribuito a ridefinire il rapporto tra realtà e astrazione, luce e colore, natura e città nella pittura europea moderna.

Il percorso espositivo e le quattro sezioni della mostra
Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni e documenta le trasformazioni decisive che hanno contribuito allo sviluppo del linguaggio pittorico moderno europeo dalle origini dell’Impressionismo francese fino all’Avanguardia tedesca.
La realtà, la vita moderna e la luce

La prima sezione della mostra è dedicata al cambiamento dell’arte francese a partire dalla metà dell’Ottocento quando realisti e impressionisti, seguendo l’invito di Charles Baudelaire, iniziano a mettere in discussione i modelli accademici tradizionali e si aprono a nuove modalità di osservazione della vita reale e della luce naturale dipingendo paesaggi ‘en plein air’. In questo scenario la pittura non è più imitazione del vero ma esperienza. Un trionfo di colori vividi e forti, un gioco di luci e ombre, una sinfonia di pennellate vibranti e dinamiche esprimono le sensazioni degli impressionisti di fronte alla bellezza della natura, alla purezza della luce naturale e alle trasformazioni dei paesaggi urbani.
Oltre a Nudo dormiente presso un ruscello (1845) di Gustave Coubert che rivisita il tema del nudo trasformandolo in una scena reale e quotidiana, sono in mostra anche: Danzatrici nella stanza verde (1879) di Edgar Degas che rappresenta le danzatrici dell’Opera nella loro sala prove, colte nei loro gesti quotidiani, come allacciarsi le scarpette o riposare; Donna in poltrona (1874) di Pierre-Auguste Renoir dove la posa informale, le pennellate dinamiche e le vibrazioni cromatiche fanno della figura un’immagine di vita moderna. Completano questa sezione anche un dipinto di Paul Cézanne, Camille Pissarro, Alfred Sisley e del tedesco Max Liebermann.

Dopo l’Impressionismo
Il percorso espositivo prosegue con le sperimentazioni artistiche sviluppate dopo il 1886 quando, come osservava il critico inglese Roger Fry coniando il termine “Post-Impressionismo”, l’opera d’arte si libera dal legame diretto con la realtà per diventare più concettuale e personale.
Cézanne ricerca la struttura geometrica delle forme usando i colori per costruire volumi e profondità mentre Van Gogh interpreta la realtà attraverso una pennellata dinamica e vibrante comunicando con forza, atttraverso il potere espressivo del colore, i suoi suoi stati d’animo. In mostra, tra le altre: Montagna Sainte-Victoire (1904-1906) di Paul Cézanne dove il paesaggio è costituito da superfici piane e forme geometriche solide che anticipano il Cubismo; Pierrot bianco (1901-1902) di Pierre-Auguste Renoir che ritrae il figlio Jean, unendo la grazia della pittura francese del XVIII secolo con una nuova espressione artistica; Vaso con garofani (1886) e Rive dell’Oise a Auvers (1890) di Vincent Van Gogh dove la materia pittorica si fa densa e vibrante. Completano questa sezione anche le opere di Pierre Bonnard, Maurice Denis e Odilon Redon.

Fauves, Cubismo ed École de Paris
La terza sezione della mostra è dedicata ai primi decenni del Novecento quando Parigi diventa il centro artistico delle Avanguardie e artisti come Pablo Picasso e Henri Matisse si affermano a livello mondiale. In mostra sei opere di Picasso che segnano le tappe fondamentali del suo percorso artistico: Testa di Arlecchino (1905) del periodo rosa, Ritratto di Manuel Pallarés (1909) e Bottiglia di Anis del Mono (1915) della fase cubista, Donna in poltrona (1923) del periodo Classico e i due ritratti La ragazza che legge (1938) e Donna seduta (1940) che evocano l’energia grafica impressa in Guernica.
I tre dipinti di Matisse, Finestra (1916), Il caffè (1916) e Papaveri (ca.1919), testimoniano invece un’evoluzione sorprendente, dal rigore geometrico delle prime ricerche a una pennellata più dinamica che esplora la libertà del colore e la forza della luce. Completano l’esposizione anche le opere di Juan Gris, Amedeo Modigliani, Chaïm Soutine e María Blanchard, unica artista donna presente nella selezione proveniente dal Detroit Institute of Arts.

L’Avanguardia di lingua tedesca
Il percorso espositivo si conclude con una sezione sull’Avanguardia tedesca, acquisita dal Detroit Institute of Arts grazie al sostegno di importanti mecenati e alla lungimiranza del suo direttore Wilhelm R. Valentiner, in carica tra il 1924 e il 1945. Accanto a Studio per dipinto con forma bianca (1913) di Wassily Kandinsky che testimonia la nascita dell’astrattismo e ai due dipinti di Max Pechstein e Lyonel Feininger che appartengono ai due grandi movimenti d’anteguerra, il Die Brücke (Dresda 1905) e il Blaue Reiter (Monaco 1911) la maggior parte delle opere presenti in questa sezione risale al dopoguerra. Tra le altre: Donna (1920) di Erich Heckel e Sera al mare (1919) di Karl Schmidt-Rottluff che rispecchiano la drammaticità e la tensione di quegli anni; Autoritratto in oliva e marrone (1945) di Max Beckmann che riflette la sofferenza e l’incertezza profonda dell’artista e del suo Paese nel difficile momento successivo al conflitto. La mostra termina con le opere di Emil Nolde e Oskar Kokoschka che testimoniano la forza dell’Espressionismo tra inquetudini ed emozioni dell’animo umano.

L’arte moderna europea al DIA: il ruolo di Wilhelm R. Valentiner e del collezionismo privato
Completa l’esposizione anche un’area dedicata alla storia del Detroit Institute of Arts, con alcune foto storiche del museo, e alle tappe più significative dell’arte moderna europea a partire dal 1855 con il Padiglione del Realismo a Parigi fino al 1939 con l’inizio della Seconda guerra mondiale.

Fino al 3 maggio 2026
Museo dell’Ara Pacis
Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli)
Orari: Tutti i giorni 9.30-19.30
24 e 31 dicembre 9.30-14.00 | 1° gennaio 2026 11.00-20.00
Biglietti: solo Mostra intero € 15 – ridotto € 13



